La piazza che grida
Questo pomeriggio ho scritto un pò di cose. Ero curioso di scriverle nel modo migliore, e mi accorgevo intanto che scriverle meglio sarebbe costato privarle della loro comprensibilità.E allora ho deciso di fare questo esperimento.Scrivere qualcosa e vedere se già soltanto per il modo in cui è scritta, suscita interesse negli altri. In tal caso, e solo in tal caso, siete tutti invitati a parlare,a scrivere, oltre che dell’interesse che avete provato, del significato che avete dato alle parole che seguono, per quanto strambo possa essere. Buona lettura.
LA PIAZZA CHE GRIDA
Fiori appena puntati,
tasche appena svuotate,
sotto la fredda perfezione dei cingoli.
Puoi respirare mia donna,
di quanto tu sia calda,
di quanto io ti dirò addio
e tutto finirà,
semplicemente,
finirà.
Potrai piangere mia donna,
della spesa che dimenticherò per strada,
alla spesa che mi vedrà per strada,
mentre al mio dio sordo
dirò: "Tienimi, Amen".
Perchè non c’è nessuno,
e tutto è già finito,
semplicemente,
già finito.
E io non ho dimenticato niente:
le tasche, i fiori, e i cingoli,
gli addii, il mio dio,
lui che non mi sente.
Ho dimenticato te,
si sono dimenticati di te,
solo di te,
mia vita.
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