Into the wild
Peccato perchè il film iniziava molto molto bene,sembrava stimolante, nuovo, originale, e invece in due ore e quindici il film ha rallentato sempre di più, sempre di più sapeva della mitica canyonero dei simpson…dell’atletico scalatore 24enne che sale in cima alla montagna,al sasso, all’albero,alla neve,e alla adolescenza, per cercare di respirare l’aria pulita della natura.ù
Ma sempre di più durante la scalata, sempre di più diventa ovvio,corre su un binario di gran lunga più basso di quello puramente cinematografico (d’alto livello secondo me, tante belle idee). E nondimeno la voglia dello spettatore di esplorarsi a confronto con la diversità, svanisce sempre di più, mentre aumenta la digressione sulla famiglia del protagonista, in un crescendo bello proprio perchè forse realistico, ma che culmina in una ammissione di colpa mista a religiosità "God bless America" che lascia un pò sospettare.
Peccato, scrivo proprio per questo in fondo. Solo per dire peccato, perchè poteva essere davvero un bel film, ma ha perso l’evanescenza del film indipendente non appena mescolato ai contadini, all’ ex-generale dell’esercito. Peccato perchè alcuni ruoli, che nascono centrali, diventano marginali prima che te ne possa accorgere, è peccato perchè come ruoli centrali ci stavano proprio bene. Peccato per la morte un pò troppo esanime. Sarebbe stato meglio il silenzio, il buio. Peccato perchè molte delle cose iniziate bene, sono finite peggio con un pò troppa innocenza, forse.
Dimenticavo… Lato moooolto positivo: Le musiche di Eddie Vedder.