Per i solitari di passaggio..

March 24th, 2010 1 comment

…non tornate a leggermi.Ho l’impressione che non accadrà mai più.

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E purtroppo me ne sono dimenticato…

March 24th, 2010 Comments off

E invece me ne sono dimenticato. Quando cerchi di ripartire da qualcosa, spesso provi a lasciarti dietro una cicatrice, una tacca nell’albero per non sentirti inutile. E più prezioso è l’albero che incidi, più importante è quello che cerchi. Più grossa la cicatrice che lasci, più importante il futuro che ti aspetta. Magari non è nemmeno così, ma al protagonista (che lo è sempre di sé stesso) serve convincersi che sia così.

Di solito il protagonista quando lascia l’albero non da le spalle al sole. Ci va incontro. Ora ho bisogno di convincermi che ci sia bel tempo. Quindi lascio un albero placido, solitario, dalle radici fluttuanti molto profonde. Sperando..

 

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E’ ancora mattina..

October 27th, 2009 Comments off

E’ ancora mattina. Un’altra. Ce ne saranno ancora tante, speriamo.

Io ormai questa cosa non la lascio.Questa cosa che la mattina ho molto tempo che prima passavo a svegliarmi  (mentre la sera la passavo ad aspettare per dormire). Voglio arrivare fino all’alba. Nel senso che voglio svegliarmi all’alba. Quando la notte ha la sua voce nel freddo pungente. Ha smesso di farsi sentire col buio, ma cavolo se si sente il suo orgoglio.Va via con orgoglio, tanto sa di essere padrona di gran parte della nostra esistenza.

Questa cosa la porto fino in fondo. Fa freddo. Fa quel freddo che mi fa cambiare vita a scalini. Mi fa cambiare sciarpa, maglione, tipo di tosse. La mattina in facoltà è normale.La gente che si sveglia.

Sono come al solito al solito posto.

Il mio mondo si sta separando da quello degli altri, o si sta semplicemente sbriciolando? Non riesco a decifrare in cosa sta evolvendo spontaneamente, per fare come al solito: fingere di volerlo e trovare i lati buoni dell’ inevitabile cambiamento. Il fatto è che non ho tempo per pensarci. Perciò mi rassegno a una pacifica sentenza: serve ancora più silenzio, ancora più silenzio e ascolto. Serve ancora più prontezza nelle scelte. Serve ancora più lungimiranza. Serve ancora più filtro del rumore esterno.Serve ancora più destrezza nel cogliere il momento giusto. Ma non voglio finire in Tibet (magari in Finlandia sì, ma in Tibet per ora no).Chissà quanto riuscirò mai ad essere invisibile.

 

 

 

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Prove tecniche di mattina..

October 13th, 2009 Comments off

E’ mattina.

Fa quel freddo che si sente solo al mattino e a pranzo si schianta dal caldo. C’è quell’aria un pò ottimista di Natale, ma senza i regali.

Il treno è il solito, i calcoli dello zaino sono i soliti. Ormai sono a ruota.Mi rimane solo da giocare un pò per strada. Mi rimane da pensare a cosa fare del tempo. Bello quando piove. Perchè passi sotto ai pontili di legno che profumano di bosco..morto. Bello quando piove, per tutti i cani bagnati. Bello quando non piove, per tutte le persone e i cani che si vedono in giro. Bello scambiare le teste, di cani e uomini, appiccicare le code alle persone e le borse ai cani. Bello far camminare le persone con i cartelli pubblicitari che sostituiscono le loro facce. Bello scambiare i capelli femminili con quelli maschili. Viene fuori un mondo stranamente possibile, anche se del tutto irrealizzabile.

E’ mattina.

La lezione sta per cominciare. Si schianta già di caldo. C’è quell’aria un pò impegnata dei mesi d’esame, ma senza la voglia di studiare.

Andare a casa è un optional ormai. Si tratterebbe solo di sistemare il mio angolo di me. E andare avanti con la solita solfa del fai questo, porta questo, prendi quel treno, dimenticati quel libro, ricordati quella persona. E’ sempre, costantemente, tutto, immobile attorno a me, fermo attorno agli altri.

Per fortuna che giro.

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First the children?

July 17th, 2009 Comments off

In una societa’ che funzioni e che sia immune da variazioni incontrollate il primo meccanismo che si sviluppa e’ quello della sensibilita’ dei singoli. Per sensibilita’ intendo una volonta’ limpida e semplice di prendersi cura degli altri a costo zero. Comunemente si chiama buona educazione.

Quando una societa’ inizia a temere per il proprio destino imminente, o impone regole troppo restrittive sul tempo dei suoi individui, finisce per sfibrarsi e rompere i legami tra i suoi componenti.

Le prime manifestazioni di questo fenomeno:

– Scarsissimo rispetto delle regole di convivenza piacevole, non solo civile

– Volonta’ sempre piu’ accentuata di mettere i piedi in testa agli altri

 

Pauraaaaa….

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La scimmia pensa, la scimmia fa

July 1st, 2009 Comments off

…gridando e sbraitando perdiamo la capacita’ di provare ogni sentimento…

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Pieni e soddisfatti solo per caso, a posteriori

June 25th, 2009 Comments off

Non se ne puo’ davvero piu’..

Spalle dritte e culo all’aria…l’unica cosa che sanno fare. Sono capaci solo di camminare e guardare in profondita’.

Non amano il silenzio, lo rifuggono meglio. Non sopportano la tranquillita’ e amano correre per dimenticare.

Non amano l’equilibrio e menano per non provarci.

Non se ne puo’ piu’…

di vedere gente su gente, tutta sta gente, e tutti che guardano piu’ in la’, guardano in profondita’ dietro alle tue spalle,come se non ti cagassero…e in realta’ sanno solo farti vedere, disinteressati, il culo. 

Sono persone prive di senso.

Si stanno abituando ad essere privi di senso.

Il buio e il silenzio hanno dato forfait.

Ma che cazzo di corsa fate.

Questo e’ uno di quei momenti in cui vorrei tanto che ci fosse un Dio per deridervi e colpirvi nell’orgoglio di voi uomini liberi. Almeno sarebbe un Dio utile a qualcosa.

Invece cosa c’e’?…c’e’ solo una etichetta, non c’e’ buon senso.

Siete pieni ovunque di contraddittorieta’, di incoerenza, e l’unico desiderio che vi muove e’ venerarvi reciprocamente, nel tentativo di sentirvi "pieni e soddisfatti solo per caso, a posteriori".

Non rimane che essere o soli, o uguali.

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I quindici secondi piu’ intensi della mia vita

May 4th, 2009 Comments off

…nemmeno un ventesimo di secondo perso.

 

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Cozze nell’oceano atlantico…

March 27th, 2009 Comments off

Se penso alle persone solitarie dell’universita’ – quegli individui che studiano da soli, li vedi camminare da soli, e dopo pochi giorni dall’inizio del corso riescono a posizionarsi nella mente degli altri come fantasmi invisibili – mi sento ancoar in un mondo in cui c’e’ qualcosa da scoprire.

E’ bello pensare – osservandoli ridacchiare incontenibilmente di vicende che altri raccontano ad altri ancora – a come in fondo la solitudine non sia necessariamente tristezza. Quando una persona e’ triste dovrebbe cercare negli altri le indicazioni stradali per tornare sul proprio percorso, il modo di tornare le cose con felicita’.

Ma quando una persona e’ felice, allegra, forse e’ il momento di chiudersi un po’ ogni tanto e guardarsi dentro, perche’ facendolo coscientemente si finisce col nutrire quella parte di noi che ha bisogno del silenzio per venire fuori. Ovviamente non sempre, senno’ sai che conversazioni tristi…

A conferma del discorso che ho appena concluso, il fatto che le persone silenziose sviluppano spesso delle nevrosi. Sono dettate dal fatto che ormai la comunicazione non e’ piu’ il karma del nostro modo di vivere, ma e’ diventata la nostra vita. E’ diventata piuttosto l’unica cosa che ci e’ rimasta da vivere.

Questa comunicazione e’ cosi’ deforme, cosi’ esasperata, che e’ persino invadente. Ed ecco che svaniscono i momenti per stare da sioli con se stessi. E la repressione si sa, genera rabbia appunto repressa, che sfocia in nevrosi. 

E quando una persona si rassegna a comunicare, a parlare senza sosta – anche se trascuriamo le persone malintenzionate -, si riduce ad un’altra nevrosi, quella di non riuscire piu’ a stare da soli. Perdono la propria solitudine, il proprio silenzio, il proprio spazio, e infine la propria identita’, perche’ ha senso solo quando e’ immersa in mezzo agli altri.

Siamo come delle cozze in un mare di messaggi bombardati a destra e a sinistra. Ma siamo cozze, perche’ siamo poveri e sottomessi, guarda un po’, proprio ai malintenzionati che si decide di trascurare.Non possiamo nemmeno goderci l’oceano. O si finisce nell’ipocrisia di una pescheria che diventera’ la nostra casa, o al piu’ si finisce col filtrare la merda del mare di persone che parlano, parlan, parlano…

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Intercettazioni…

March 19th, 2009 Comments off

Bello essere osservati…molto più bello non esserlo.

Riprendere le redini della propria vita, oltre una certa età, vuol dire sentirsi padroni della propria vita non in quanto ereditari di un nome, cognome e di una data di nascita, ma in quanto esperti del settore, in quanto uniche persone in grado di padroneggiare l’abitudine ai propri concetti, alle proprie strutture. 

Non è una cosa per niente facile entrare nella vita di altri e occuparsene senza fare un casino della madonna. Innanzitutto per le categorie diverse, poi per i segreti della persona di cui ci occupiamo. Fondamentalmente si riesce a fare qualcosa di positivo nei panni altrui soltanto quando si percorre una strada già delineata, quando le scelte sono obbligate.

C’ho una funzione, una variabile, che ci faccio? E’ ovvio.

Allora, risentirsi padroni della vita, vuol dire conoscere le proprie stanze interiori in un modo tale da riuscire a supporre persino cosa potrebbe combinare un’altra persona al nostro posto. Sapere dov’è che c’è la nostra mano, il nostro tocco d’artista. Bene, in quei momenti meglio che in altri, ritrovi te stesso.Sono momenti in cui non hai voglia di raccogliere esperienze da portare nel tuo laboratorio, ma piuttosto hai voglia di mettere in ordine quelle che già hai, per dar loro una struttura.

Quei momenti vengono quando smetti di portare sul primo binario quello che fai, e sul secondo quello che viene pensato di quello che fai. Crei una bolla, la riempi di te stesso, e preghi con tanta buona educazione che nessuno venga a romperti i coglioni in quell’anfratto di solitudine piacevole.

Intercettare il mondo degli altri è delicato, e nella formazione scientifica c’è di buono che gli altri ti intercettano solo su ciò che te potrai e dovrai vedere per forza nel loro stesso modo. Vuol dire davvero uscire dal proprio studio, dalla propria casa, e andare in piazza a parlare con gli altri, dove tutti DEVONO poterti capire. 

Esperti del settore in senso lato, e ovvio…tirocinanti al massimo…ma di sicuro in vetta a qualunque gerarchia. E soprattutto con il sacrosanto diritto di poter dire ad ogni altro rompiballe: TU QUI NON CI ENTRI!!!

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